Venerdì, 24 Luglio 2009 02:25

I nuovi - e non detti - bersagli dell’enciclica "Caritas in veritate"

Scritto da  Gerardo

Riceviamo, da blog di Sandro Magister, un’interessante, a dir poco, segnalazione.
Da poco uscita, l’ultima enciclica di papa Ratzinger, non tradisce le attese. Vi si riaffermano infatti le posizioni del nuovo corso vaticano, più decisamente orientate nel senso della più classica reazione. Questa volta, i bersagli "non detti" puntano comunque ai nomi di Serge Latouche, di Amnesty International, di Noam Chomsky.
C’è, per fortuna e per buon giornalismo, "chi si è messo in caccia dei 'bersagli' non detti della 'Caritas in veritate'". Dobbiamo questo lavoro a Gerolamo Fazzini, direttore di MissionOnLine.
Nel seguito di questo articolo, puoi approfondire il discorso.

Su MissiOnLine, il giornale on line del Pontificio Istituto Missioni Estere, il direttore Gerolamo Fazzini si è messo in caccia dei “bersagli” non detti della “Caritas in veritate“. Cioè dei personaggi, delle organizzazioni, delle correnti di pensiero ai quali l’enciclica allude senza chiamarli per nome, mostrando di condividerne o di respingerne le tesi.
Di questi bersagli, i segugi di MissiOnLine ne hanno individuati diciassette. E li passano in rassegna in un servizio messo in rete il 15 luglio col titolo: “Caritas in veritate, i bersagli nascosti“.
Ad esempio, quando al paragrafo 14 dell’enciclica Benedetto XVI respinge l’idea che si debba frenare o addirittura arrestare lo sviluppo, il primo dei bocciati è il pensatore francese Serge Latouche, il più celebre dei predicatori della decrescita.
Oppure, là dove il papa denuncia “alcune organizzazioni non governative” che “operano attivamente per la diffusione dell’aborto, promuovendo talvolta nei paesi poveri l’adozione della pratica della sterilizzazione, anche su donne inconsapevoli” (n. 28), il pensiero va, tra le altre, ad Amnesty International, e alla sua decisione di inserire il “diritto all’aborto” tra i “nuovi diritti umani” dell’era attuale.
O ancora, quando al n. 42 la “Caritas in veritate” respinge le posizioni di chi si oppone ciecamente e in modo preconcetto alla globalizzazione, tra gli “apocalittici” presi di mira c’è sicuramente Noam Chomsky.
O viceversa, quando l’enciclica approva il microcredito, essa mostra di condividere l’azione del fondatore della Grameen Bank e premio Nobel per la pace Mohammed Yunus.
Un altro riferimento polemico non esplicitato è l’induismo, là dove l’enciclica, al n. 55, scrive che “permangono talora retaggi culturali e religiosi che ingessano la società in caste sociali statiche”.
Insomma, ce n’è per tutti, nel bene e nel male. Un servizio tutto da leggere, questo di MissiOnLine.

Links:
MissionOnLine
Sandro Magister: il blog

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